Faccette dentali: progettazione e simulazione del restauro estetico per eccellenza
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15 Novembre 2018Nel campo dell’implantologia, il carico immediato rappresenta la possibilità di collocare l’impianto ed in tempi brevissimi (24-48 ore) fissarvi una protesi che, alla stregua dei denti naturali, consentirà al paziente di ottenere un immediato comfort nel masticare, nel parlare e nel sorridere.
Prima della messa a punto di questa tecnica innovativa, il protocollo prevedeva l’inserimento degli impianti e l’attesa di 3-6 mesi prima dell’applicazione della protesi fissa ad essi. In questo arco di tempo, ritenuto inevitabile per ottenere la guarigione e l’integrazione dell’impianto nell’osso, le alternative per il paziente erano rimanere senza elementi dentari o utilizzare protesi provvisorie mobili con caratteristiche estetiche e funzionali spesso non accettabili.
Studi più moderni hanno invece comprovato che l’osteointegrazione implantare si può ottenere ugualmente applicando la protesi nell’immediato, purchè l’impianto goda di “stabilità primaria”, mantenendo invariate le percentuali di successo a lungo termine. Grazie a questi approfondimenti scientifici è quindi possibile avvitare subito la protesi agli impianti, ovviando al disagio del paziente nel periodo di riabilitazione dopo l’intervento di implantologia.
Quando è possibile avvalersi del carico immediato?
La tecnica del carico immediato è eseguibile qualora il paziente disponga dei requisiti di idoneità, che devono essere previamente individuati tramite un attento studio del caso da parte dell’odontoiatra esperto. Tecnologie come la Tac Cone Beam associata a modernissimi software permettono al medico di analizzare con estrema precisione la quantità e qualità dell’osso, la vicinanza di strutture anatomiche delicate e di pianificare l’intervento al computer, per massimizzare le percentuali di successo.
Quali sono i requisiti fondamentali che il paziente deve avere per potersi avvalere di questa tecnica?
- quantità e qualità ottimale dell’osso che deve garantire la stabilità primaria dell’impianto (deducibile a priori grazie a software dedicati) e la graduale osteointegrazione
- igiene orale scrupolosa e continua nel tempo
- buona occlusione senza abitudini viziate come il digrignamento
- buono stato di salute generale
- buono stato di salute orale (assenza di parodontite o altri fenomeni infiammatori)
E’ possibile eseguire il carico immediato qualora il paziente presenti parodontopatia?
Come elencato tra i requisiti fondamentali, è necessario che il paziente goda di una buona salute orale. Qualora sia presente parodontopatia è imprescindibile che essa venga trattata o quantomeno stabilizzata prima di progettare l’intervento.
E’ una tecnica che richiede particolari abilità da parte dell’operatore o qualsiasi medico con esperienza è in grado di eseguirla?
Il successo del trattamento implantare e ancor più del carico immediato è altamente condizionato dalle conoscenze e dalle capacità operative dell’odontoiatra.
Il medico che esegue questo genere di interventi deve:
- avere una preparazione teorica approfondita, una conoscenza scientifica specifica, ed esperienza chirurgica e protesica
- essere in grado di selezionare correttamente il paziente su cui è eseguibile questo genere di intervento
- possedere l’attrezzatura adeguata e all’avanguardia (attrezzatura radiologica, software dedicati) imprescindibile per studiare il caso, progettare l’intervento nel dettaglio aumentandone la predicibilità
- utilizzare materiali di qualità altissima
- lavorare in condizioni di adeguata asepsi e con un personale ausiliario opportunamente addestrato
- eseguire l’intervento senza che il paziente accusi alcuno stimolo doloroso e/o ansioso, in tali casi richiedendo l’ausilio di un medico anestesista che possa attuare tecniche di sedazione cosciente
- essere in grado di comunicare al paziente una prognosi realistica per il suo specifico caso, senza omettere eventuali rischi, e rendersi disponibile per il chiarimento di eventuali dubbi
In cosa consiste la prima visita?
Una scrupolosa prima visita permette all’odontoiatra di valutare lo stato di salute del paziente, e la sua idoneità al trattamento implantare e al carico immediato. Grazie alle tecnologie più moderne, il medico, dopo aver eseguito i necessari esami radiografici, può rielaborare i dati raccolti in un modello tridimensionale tramite software dedicati, con la possibilità di simulare l’intervento e di presentarlo al paziente in modo che egli sia a conoscenza di ogni passaggio della procedura.
E’ un intervento doloroso
Il primo obiettivo che si deve porre l’odontoiatra è assicurare al paziente un’anestesia adeguata a coprire qualsiasi stimolo doloroso e minimizzare le sensazioni di ansia e timore, valutando previamente insieme al paziente se somministrare farmaci tranquillanti per bocca o avvalersi della sedazione cosciente, tecnica che consente di ottenere un completo rilassamento sotto il controllo di un medico anestesista prima, durante e al termine dell’intervento.
Quali sono le fasi dell’intervento?
L’intervento vero e proprio consiste, dopo il raggiungimento di una anestesia locale completa, nell’inserimento dell’impianto/i nella posizione programmata previamente dalle analisi dell’odontoiatra. Collocati in sede gli impianti, e confermata la correttezza del loro posizionamento mediante radiografie, viene presa l’impronta che consentirà al tecnico di realizzare un dispositivo protesico provvisorio. La zona dell’intervento viene protetta con una mascherina morbida che il paziente porterà fino al giorno seguente. L’odontoiatra provvederà a consigliare al paziente farmaci adeguati per alleviare eventuali fastidi e indolenzimenti che potrebbero verificarsi nelle ore successive.
Il giorno seguente all’intervento avviene la seconda fase, ovvero l’applicazione della protesi provvisoria fissa, passaggio che non comporta ulteriore chirurgia e che consentirà al paziente di lasciare lo studio dentistico con una protesi fissa e funzionale.
Vengono programmati una serie di controlli che diano modo al medico di seguire l’andamento dell’integrazione tra superficie dell’impianto e osso e quindi l’avvenuta guarigione.
Dopo un periodo variabile (alcuni mesi), si provvederà a sostituire la protesi provvisoria con una definitiva. Anche quest’ultimo passaggio non richiede ulteriore chirurgia.